Compare alla pagina 16 del fumetto la “Strada di Baghdad”
https://issuu.com/jackematrix/docs/la_strada_di_baghdad
Oggi intervistiamo l’archeologo Angelo di Michele.

Ciao Angelo, ma chi te lo ha fatto fare a diventare un archeologo?

In effetti io avevo iniziato come storico. La passione per la storia mi è rimasta ma fin dal primo anno di Università ho capito che era l’archeologia la mia strada. Ricordo che fu soprattutto la possibilità di partecipare a uno scavo in Siria nel lontano 2001 che mi fece comprendere come l’archeologia fosse il mestiere che più di ogni altro potesse appagare la mia curiosità. Credo che questa esperienza su un sito archeologico abbia riportato a galla tutta una serie di letture fatte negli anni giovanili. E da lì è cominciato un viaggio che continua tuttora e che mi ha portato in Siria, Georgia, Turkmenistan e Iraq e dovunque ho trovato luoghi e persone che ho considerato come una seconda casa.

Quale è stato il tuo primo ritrovamento?

Ecco questo è sempre legato al sito siriano di cui parlavo prima, Tell Afis. Ricordo che fu frammento di vaso di imitazione micenea, a quel tempo ovviamente non lo sapevo ancora. Certo fu dirompente l’idea che l’archeologia fosse una così affascinante finestra sul passato. Le idee, gli oggetti e le persone si muovevano, si spostavano e con loro il commercio e le guerre. Era un mondo che nascosto sotto i nostri piedi celava i suoi segreti e i suoi misteri e a noi archeologi non restava che rimuove un po’ di terra per iniziare a capire, e a studiare, una nuova civiltà.

L’emozione più grande quale è stata?

Difficile sceglierne una sola, se chiudo gli occhi e provo a immaginare la prima cosa che mi viene in mente è proprio l’atto di scavare in un sito archeologico, vedere le antiche rovine venire alla luce e con esse oggetti e ceramiche che ci aiutano a capire un po’ di più di quelle antiche civiltà. Posso dire che è proprio il momento prima della scoperta, stare sullo scavo, che rimane l’emozione più grande che può darmi questo lavoro.

Sei stata contenta di comparire all’interno di questa stupenda serie a fumetti?

È stato un grande onore soprattutto perché è stato all’interno di un progetto didattico rivolto ai giovani e giovanissimi fruitori dell’archeologia e soprattutto per la riapertura di un museo che in un paese che ha avuto una storia travagliata dalla guerra è un’importate segno di speranza.

Quanti animali hai in casa e come si chiamano?

Ho un gatto rosso tigrato (si chiama Sargon come il famoso re di Akkad) che ho incontrato 16 anni fa nella cittadina siriana di Saraqeb in cui era la sede della missione archeologica italiana a Tell Afis. Da allora è sempre con me a Bologna, non mi segue sugli scavi o nei viaggi come fa Matrix con Jack nei fumetti, diciamo che preferisce di gran lunga le comodità del divano di casa…

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